Quali sono i modellini che non possono mancare se si ha intenzione di collezionare Ferrari? Ecco qui di seguito i modelli più desiderati dai collezionisti.
Storia della Ferrari
Se si ha intenzione di collezionare modellini Ferrari è importante sapere come tutto ha avuto inizio.
La storia, però, è piuttosto conosciuta: Ferrari affonda le sue radici nella Auto Avio Costruzioni che Enzo Ferrari fondò a Modena nel 1939. Alcune clausole contrattuali legate al suo precedente impegno con la gestione delle Alfa Romeo da corsa impedivano al Drake di usare il proprio nome per le auto da lui prodotte fino a tutto il 1944.
La Ferrari vera e propria, così come la conosciamo noi, nasce quindi nel 1947 e in oltre 70 anni la Casa automobilistica per eccellenza ha rappresentato, e tutt’ora rappresenta, un pilastro della storia dell’automobilismo, del design, della cultura e dell’Italia stessa. Ma quali sono i modellini Ferrari da collezione più importanti?
Verrebbe semplicemente da rispondere “tutti”. Ma se proprio dobbiamo fare una selezione, ecco qui di seguito i modellini da collezione Ferrari più ricercati.
Ferrari 125 S
Si tratta di uno dei modellini Ferrari da collezione che rappresenta una vettura che non vince al debutto, l’11 maggio del 1947, ma trionfa già al secondo appuntamento, appena due settimane dopo. La 125 S Ala Spessa è la prima Ferrari della storia e sotto una carrozzeria da sportiva stradale tipo barchetta ospita il motore V12 di 1.498 cc progettato da Gioacchino Colombo e capace di erogare 90 CV. La stessa meccanica, sviluppata a dare 120 CV con l’aiuto di un compressore Roots, e lo stesso autotelaio saranno la base meccanica per realizzare la Ferrari 125 F1 Autobotte: la monoposto prodotta tra il 1948 e il 1950 che servirà come piattaforma per lo sviluppo delle vetture di Formula 1. Al termine dell’evoluzione, che dopo l’avvicendamento tra Gioacchino Colombo e Aurelio Lampredi vedrà l’introduzione della sospensione posteriore De Dion e di un cambio a 4 rapporti in blocco col differenziale, i compressori diventeranno due, a dare una potenza di ben 280 CV.
Ferrari 250 GTO
Si tratta di un pezzo immancabile in una collezione Ferrari anche se stiamo parlando del modellino più prezioso di tutti.
Un dato su tutti per capirne l’importanza: è l’auto che sistematicamente segna quotazioni record alle aste e nelle compravendite private tra collezionisti. Un esemplare guidato da Phil Hill è stato battuto da Sotheby’s nel 2018 a 48 milioni di dollari, mentre pochi mesi prima ci sono voluti addirittura 80 milioni di dollari perché l’ex pilota tedesco Christian Glaesel cedesse la Ferrari 250 GTO numero di telaio 4153GT – forse l’unica a non aver mai subito incidenti – al collezionista americano David MacNeil. Di che auto parliamo? La 250 GTO è stata l’ultima Ferrari da corsa a motore anteriore e fu capace di portare a Maranello il titolo mondiale Marche per tre anni consecutivi: dal 1962 al 1964. Berlinetta a due posti, pesava 900 kg e aveva un motore V12 da 2.953 cc che sviluppava circa 300 CV: era in grado di spingerla fino a quasi 300 km/h. Ma forse a stupire di più è il volume del suo serbatoio: ben 120 litri.
Dino 206 GT
Si tratta di un auto che ha lanciato una moda. Non si chiamerà Ferrari, ma la berlinetta con cui patron Enzo intendeva rendere omaggio all’amatissimo e prematuramente scomparso figlio Dino segna un importantissimo salto stilistico. Nata nel 1967 contiene già buona parte degli elementi che contribuiranno a scolpire nell’immaginario collettivo quale forma deve avere una Ferrari. Il musetto affilato, il passaruota anteriore che segue il profilo della gomma, la sciancratura ispirata alla bottiglia della Coca Cola, le prese d’aria sulle fiancate e il lunotto verticale, con il cofano motore orizzontale delimitato ai lati da due pinne che rendono più fluida la silhouette… Elementi che ritroveremo nelle più moderne Ferrari 208, 308 e 328 nonché, in buona parte, sull’iconica Ferrari 512 GT BB. La Dino rimane un capolavoro senza tempo e una delle più belle e raffinate realizzazioni in campo automobilistico. Il suo V6 trasversale di 1987 cc sviluppava 180 CV, che le consentivano di superare i 230 km/h.
Ferrari 308 GTS di Magnum P.I.
Parlando di questa vettura non si può non fare riferimento a Magnum P.I
Alla sua celebrità ha certamente contribuito la serie TV degli anni 80 Magnum P.I., con protagonisti Tom Selleck e John Hillerman, ma è innegabile che la Ferrari 308, nelle varianti GTB (coupé) e GTS (targa) ha per lungo tempo incarnato il prototipo delle Ferrari stradali. Il tutto pur non essendo certo il modello di punta: equipaggiata com’era di un modesto – si fa per dire – motore V8 in luogo dei V12 che così strettamente sono collegati al mito del Cavallino. Modello di grande longevità, verrà evoluto nel corso degli anni, con l’introduzione dell’iniezione elettronica e poi con testate a quattro valvole per cilindro. Peccato che la più potente tra tutte rimanga la prima serie a carburatori, del 1975, che dal motore di 2.926 cc spremeva 250 CV. Nel 1981, con l’iniezione, la potenza scende ad appena 210 CV e torna sui 240 CV solo l’anno successivo con la versione Quattrovalvole.
Ferrari Testarossa
Dopo Magnum P.I con questo modellino da collezionare Ferrari passiamo a Miami Vice. La Testarossa del 1984 qui introduce le iconiche prese d’aria sulle fiancate. Lo studio aerodinamico è accuratissimo e ruota attorno al raffreddamento del vano motore, in cui il motore è un V12 “piatto” con bancate a 180° ai lati del quale si trovano i radiatori: l’aria che entra dalle fiancate li attraversa, per fuoriuscire dalla parte superiore del cofano posteriore a effetto camino, e dall’innovativa griglia che caratterizza tutto il facione, nascondendo anche i fanali. L’ingombro trasversale di questo schema meccanico è notevole, tanto che la carreggiata posteriore è di oltre 14 cm più ampia di quella anteriore, ma pensare ai radiatori nelle fiancate dà l’impressione di trovarsi di fronte a una Formula 1 vestita. Le prestazioni? Forte di 4.943 cc, la Testarossa sviluppa 390 CV, per una velocità vicina ai 300 km/h. Per l’Avvocato Agnelli ne fu realizzata una versione cabrio, che venne copiata di sana pianta per la sere TV americana Miami Vice. E che la Testarossa sia diventata un’icona pop lo conferma il suo ruolo di protagonista nel videogame Test Drive di Accolade, ma la fortissima caratterizzazione estetica la inchioda agli anni 80: altre Ferrari sono invecchiate meglio.
Ferrari F40
Si tratta di uno dei modellini Ferrari da collezione più iconici di tutti. Stiamo parlando di un auto talmente mitica da offuscare persino i modelli che avrebbero dovuto raccoglierne il testimone: probabilmente la Ferrari F40 del 1987, lanciata per celebare i 40 anni di attività della Casa, è il modello più rappresentativo di tutti per l’atelier di Maranello. La più riconoscibile e la più desiderata. Estrema e sensazionale, è un’auto da corsa adattata all’uso stradale. Interni spartanissimi, con carbonio e kevlar in bella vista chiamati a rinforzare un telaio in tubi d’acciaio; panno grigio a ricoprire la plancia; cavetti in treccia d’acciaio per l’apertura delle portiere, che da parte loro avevano un’ampia apertura nel pannello interno per consentire di raggiungerlo. Del resto, attraverso il lunotto posteriore in lexan trasparente, si poteva ben vedere il V8 biturbo da 2.936 cc e 478 CV, che permetteva all’auto di soli 1.100 kg a secco di raggiungere i 324 km/h. La sua erede, la Ferrari F50 del 1995, non diventerà mai altrettanto desiderata.
Ferrari Enzo
L’icona del nuovo millennio con la ricerca di forme funzionali e innovative trova il culmine nella Ferrari Enzo del 2002. Il frontale fa subito capire che l’ispirazione viene dalla F1 di Michael Schumacher e i volumi spigolosi contribuiscono a una caratterizzazione estetica estrema. Concetti quali la costruzione in compositi, l’aerodinamica attiva e un’elettronica studiata per migliorare le performance, anziché limitarsi a fare da salvavita, avvicinano il cliente Ferrari al pilota da corsa e fanno sì che la Enzo rappresenti lo spartiacque tra le supercar del XX secolo e le hypercar del nuovo millennio. Motore V12 da 5.998 cc e 660 CV, per uno 0-100 in 3,65 secondi e oltre 350 km/h di punta sono solo numeri, ma l’impronta che ha lasciato in ambito ingegneristico è e rimarrà indelebile.
Ferrari SF90
Si tratta della prima Ferrari ad adottare un motore ibrido. E’ l’auto che porta il Cavallino nell’era dell’elettrificazione “pesante” perché è lei la prima Ferrari plug-in hybrid. Con un look a metà tra una GT compatta e un’astronave, non rifà il verso ai modelli da pista, ma sul circuito di Fiorano è capace di rifilare quasi un secondo al giro alla più esclusiva LaFerrari. Sono mille i cavalli sotto al cofano, per una velocità di 340 km/h e uno 0-100 in appena 2,5 secondi. Ma la prima Ferrari ricaricabile può anche fare fino a 25 km di strada, e fino a 135 km/h di velocità, a motore… spento.